Epurato da qualche "cianfrusaglia patacca" da 4 soldi rivenduta dai soliti che mischiano di tutto, anche il voto di Domenica, per attaccare l'Amministrazione Comunale di Cassina de Pecchi, il post referendum sarà ricordato, almeno qui a Cassina, per un elemento importante: i 3857 elettori che si sono recati alle urne (tutti veri, in carne ed ossa) nonostante il tilt elettronico che ci ha tenuto in ballo fino a Lunedì sera per avere il dato definitivo sul voto (una cosa mai vista #ridateciformigoni).
Ma la significativa affluenza a Cassina de Pecchi, il 35,91% degli aventi diritto, uno dei migliori risultati in Martesana, non cambia di una virgola la matematica che rimane pur sempre una scienza esatta.
Prima di dire qualcosa su questo voto (ho lasciato passare qualche giorno per leggere le patacche di chi si è affrettato a commentare a caldo) permettetemi di ringraziare tutti i nostri concittadini impegnati ai seggi, ai quali è stato richiesto uno sforzo "in più" viste le "criticità tecniche" non preventivate, anzi escluse a priori da chi (Maroni) ci ha rivenduto il voto elettronico come infallibile e sicuro di un risultato definitivo "un minuto dopo la chiusura dei seggi". E permettetemi anche di esprimere massimo rispetto per i 3609 Si, a differenza di chi, da buon cialtrone quale è, ha apostrofato quanti (come il sottoscritto) si sono espressi per l'astensione.
Di questo parleremo però in altro momento, perché è importante adesso ragionare sul dato in se, alla luce anche delle dinamiche fluide in ambito di centrodestra locale, che in questi ultimi mesi ha fatto parlare di sé, in una sorta di riposizionamento strategico a più di un anno e mezzo che ci separa dal voto amministrativo.
Un fatto inconfutabile, quello sulla matematica, dicevo prima. Se il 35,91% dei cassinesi ha votato, significa che il restante 64,09% non lo ha fatto. Cosa vuol dire? che fino a quando qualcuno non stravolgerà le regole dei numeri, quasi i 2/3 dei cassinesi se ne è stato a casa.
Potrei cavarmela cosi e chiudere questo post. Non lo faccio, perchè la realtà è un altra.
Il dato registrato a Cassina (e in Lombardia) per il numero dei votanti non è un successo strepitoso, sostenerlo fa a cazzotti con una realtà ben più complessa, ma è un dato importante, che lancia segnali e li lancia innanzitutto al centrosinistra di governo locale. Meno di un anno fa, il 4 Dicembre 2016, votò il 77,04% dei cassinesi. Nel 2014, in occasione delle Elezioni Amministrative, dove in gioco c'era la partecipazione diretta di candidati che hanno legami veri con il territorio, votarono 7101 elettori, il 66% degli aventi diritto. Verissimo, ma lo scenario è molto cambiato da allora.
Il centrodestra al gran completo (tranne qualche defezione); più il Movimento 5 Stelle (che comunque esiste e si sta muovendo anche in Paese); più la galassia degli scontenti a prescindere, già scesa in campo il 4 Dicembre scorso, che utilizza ogni occasione per esprimere un voto "contro" e non "per" (in questi giorni le analisi patacca di cui dicevo prima andate in onda sui Social lo confermano); fanno 35% quasi 36%, per l'esattezza fanno 3609 Si. Facciamo un passo indietro: nel 2014 la lista di centrodestra di Lega e Pdl prese 1935 voti e l'altra lista di centrodestra, 628. Messi insieme fanno 2563, ben lontano dai 3609 voti di Domenica. Non voglio semplificare e mettere insieme ciò che non puoi mettere insieme, ma anche il 22 Ottobre, come probabilmente è avvenuto prima, il 4 Dicembre, in mezzo ai tanti Si (e ai No sul Referendum Costituzionale) si cela un sentimento "Anti Centrosinistra" che va guardato con attenzione e non sbeffeggiato. Il "Movimento Anti" a Cassina produce questa cosa qui: una coalizione che non è ancora una coalizione (forse non lo sarà mai) che in occasione delle tornate elettorali però esprime di fondo una avversità. Un sentimento che forse oggi non può essere (o non vuole essere) omologato, perchè si sa che in politica non sempre 1 più 1 fa 2, ma rimane comunque indicativo dell'evoluzione in corso nell'elettorato locale.
Ed ecco che il voto di Domenica è stato volutamente strumentalizzato, su questo non ci piove, non solo per questioni nazionali, ma anche (e forse sopratutto) per quelle locali. E gli stessi, a cominciare dai vecchi volponi della politica locale, hanno dato a questo appuntamento referendario un significato ben preciso, come se votare Si o non votare o votare No fosse legato a un giudizio sull'attuale Amministrazione Comunale di Cassina de Pecchi.
Ma, a differenza di questi strumentalizzatori di professione, che vivono di strategie ancorati alla loro posizione di potere, non mi intesto il 64,09% dei non votanti, non sono cosi sciocco, non sono quelli riferimento diretto del Pd di Cassina e di Andrea Parma che hanno invitato a non votare (a proposito, suggerisco a chi fa allusioni patacca di andarsi a rileggere qual è il significato di "Referendum consuntivo", uno strumento che prevede il voto e anche il non voto, sopratutto se il voto, ai fini pratici, non serve a nulla).
Niente canti vittoriosi, quindi, piuttosto calma, sangue freddo e ragionamento.
Senza disegnare scenari catastrofici o apocalittici, mi sento in dovere di invitare il centrosinistra locale a una riflessione seria, perché minimizzare su quei 3609 Si sarebbe un errore. Anche perché a destra sembra tutto più semplice, oggi, in Italia e nel Mondo, sono privilegiati i "conservatori" e non certo i "progressisti". Sta di fatto che anche Cassina ne risente e non a caso l'appello pre estivo di Andrea Maggio spinge proprio in quella direzione.
Alcuni esponenti della galassia ad oggi spappolata del centrodestra cassinese (che riesce a riunirsi solo in nome dell'Anti) se ne sono resi conto e vuoi per il contesto, vuoi per il fascino oggettivo di quell'appello, vuoi per il sogno di tornare in sella, tutto sembra andare verso Andrea Maggio e il suo obiettivo e il voto di Domenica inconsciamente lo conferma.
Forza Italia (che sembra essere tornata sulla scena locale dopo 3 anni di inspiegabile e curioso black out totale), Lega Nord, uno dei pochi partiti da quella parte della barricata coerente fino in fondo e i singoli esponenti approdati in questi ultimi 3 anni a nuovi lidi, sotto nuove sigle e bandiere, nonostante le lacerazioni recenti, che ancora bruciano, sono pronti (lo stanno dimostrando) a dire "Andrea, avevi ragione tu. Voltiamo pagina".
Già dimenticato il disastroso passato in nome della sopravvivenza politica? Io dico di sì, sono pronti a fare il passo, sono pronti a trasformare la melassa "Anti" in un Progetto strutturato, sono pronti a seguire quello che fino a tre anni fa era il temuto avversario interno, Maggio, che è stato senza dubbio alcuno tra i protagonisti della diaspora del centrodestra e che oggi, con il vento in poppa, oltre ad aver gettato le basi per una riunificazione, paradossalmente ne è anche a tutti gli effetti il condottiero.
Da questa parte, intanto, dalla parte del Centrosinistra, la serie di eventi che corrono veloci, dovrebbe far suonare più di un campanello d'allarme.
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