
Questo primo appuntamento è stato
dedicato alla gestione associata dei Sevizi Comunali, ovvero alle possibili forme di collaborazione fra Enti. Un tema di
primaria importanza, perchè adottare politiche comuni in un periodo di
crisi e quindi di ostacoli comuni è un fine, un obiettivo delle
Amministrazioni locali, al di la poi del colore politico che le caratterizza.
La logica del campanile è ormai
superata, forse in modo irreversibile: questo il filo conduttore dell’incontro.
Lo scrivevo già diverso tempo fa, in occasione di un Seminario del Partito
Democratico sulla Città Metropolitana. I Comuni non possono (e non vogliono più)
ragionare in termini di singoli. In un momento storico a tratti drammatico come
quello che stiamo attraversando, sotto il profilo sociale ed economico, colpiti
da una crisi senza precedenti, la sola strada da intraprendere per contrastare
e vincere le difficoltà e le paure è quella di agire insieme, in un
ottica di Comuni che uniscono risorse, capacità, eccellenze, innovazione.
Un tema complesso, certo, che va a scardinare anche convinzioni ed egoismi
stratificati, ma che, a ben vedere ha poche alternative.
Sulla base di esperienze già
collaudate, Sabato mattina, si è parlato molto di “Unione dei Comuni”
ovvero di quell’esperienza avviata da tempo in diverse zone d’Italia nata e
sviluppatasi per far fronte alle scarse risorse, all’incertezza normativa e al
mutamento delle esigenze della Società. L’Unione dei Comuni è un Ente locale a
tutti gli effetti, normato per legge, che nasce da due o più Comuni che all’Unione
delegano funzioni di diversa natura, gestite in modo condiviso. Perché nascono
le Unioni dei Comuni? Per tre semplici motivi: per ridurre i costi dell’attività,
per avere un diverso rapporto con l’esterno, per una maggiore efficienza nelle risposte
ai cittadini. Il processo di unificazione ad oggi si è sviluppato soprattutto tra
comuni “piccoli”, ma è bene ricordare che oltre il 70% dei Comuni italiani
è al di sotto dei 5000 abitanti, media rispettata anche nella nostra Regione. A
proposito di Lombardia, la nostra è la terza regione in Italia per numero di
Unione dei Comuni, davanti abbiamo solo il Piemonte (con 304 Unioni) e la
Sardegna (con 277 Unioni). Dei 1531 Comuni lombardi, ben 227 sono stati
interessati da questo processo, che ha dato vita a 61 Unioni, con una adesione
media pari al 3,72% della popolazione interessata. A Milano, due Unioni di
Comuni: quella “Dei Navigli”, che interessa i comuni di Vermezzo e Zelo Surrigone
(5300 abitanti) e quella a noi vicina di “Basiano e Masate” (poco più di 7000
abitanti).

Premessa di qualcosa di più grande?
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