Sabato 19 Luglio ho partecipato
insieme ad altri Consiglieri Comunali di Cassina de’ Pecchi al primo di alcuni
incontri formativi per Amministratori organizzati da Anci Lombardia.
Questo primo appuntamento è stato
dedicato alla gestione associata dei Sevizi Comunali, ovvero alle possibili forme di collaborazione fra Enti. Un tema di
primaria importanza, perchè adottare politiche comuni in un periodo di
crisi e quindi di ostacoli comuni è un fine, un obiettivo delle
Amministrazioni locali, al di la poi del colore politico che le caratterizza.
La logica del campanile è ormai
superata, forse in modo irreversibile: questo il filo conduttore dell’incontro.
Lo scrivevo già diverso tempo fa, in occasione di un Seminario del Partito
Democratico sulla Città Metropolitana. I Comuni non possono (e non vogliono più)
ragionare in termini di singoli. In un momento storico a tratti drammatico come
quello che stiamo attraversando, sotto il profilo sociale ed economico, colpiti
da una crisi senza precedenti, la sola strada da intraprendere per contrastare
e vincere le difficoltà e le paure è quella di agire insieme, in un
ottica di Comuni che uniscono risorse, capacità, eccellenze, innovazione.
Un tema complesso, certo, che va a scardinare anche convinzioni ed egoismi
stratificati, ma che, a ben vedere ha poche alternative.
Sulla base di esperienze già
collaudate, Sabato mattina, si è parlato molto di “Unione dei Comuni”
ovvero di quell’esperienza avviata da tempo in diverse zone d’Italia nata e
sviluppatasi per far fronte alle scarse risorse, all’incertezza normativa e al
mutamento delle esigenze della Società. L’Unione dei Comuni è un Ente locale a
tutti gli effetti, normato per legge, che nasce da due o più Comuni che all’Unione
delegano funzioni di diversa natura, gestite in modo condiviso. Perché nascono
le Unioni dei Comuni? Per tre semplici motivi: per ridurre i costi dell’attività,
per avere un diverso rapporto con l’esterno, per una maggiore efficienza nelle risposte
ai cittadini. Il processo di unificazione ad oggi si è sviluppato soprattutto tra
comuni “piccoli”, ma è bene ricordare che oltre il 70% dei Comuni italiani
è al di sotto dei 5000 abitanti, media rispettata anche nella nostra Regione. A
proposito di Lombardia, la nostra è la terza regione in Italia per numero di
Unione dei Comuni, davanti abbiamo solo il Piemonte (con 304 Unioni) e la
Sardegna (con 277 Unioni). Dei 1531 Comuni lombardi, ben 227 sono stati
interessati da questo processo, che ha dato vita a 61 Unioni, con una adesione
media pari al 3,72% della popolazione interessata. A Milano, due Unioni di
Comuni: quella “Dei Navigli”, che interessa i comuni di Vermezzo e Zelo Surrigone
(5300 abitanti) e quella a noi vicina di “Basiano e Masate” (poco più di 7000
abitanti).
I processi di unificazione, di gestione
associata, di collaborazione tra enti sono diversificati, hanno una lunga
storia alle spalle e spesso sono conseguenza l’uno dell’altro. Se solo pensiamo
ai profondi cambiamenti che stanno interessando e che ancora interesseranno gli
Enti intermedi (come le Province) destinate a sparire e a trasformarsi in “qualcosa
d’altro”, capiamo bene che la morfologia delle Amministrazioni locali è
destinata a mutare profondamente. La “Città Metropolitana”, che entrerà in vigore
dal 1 Gennaio 2015, è un esempio di quel che stiamo dicendo. All’interno di
questa, avranno sempre più peso (politico ed economico) le Unioni dei Comuni,
la dove si svilupperanno. All’interno del territorio della Martesana, che
complessivamente raccoglie ben 300000 abitanti, processi di
collaborazione già esistono e hanno una lunga tradizione alle spalle. Solo per
citare un esempio, ricordo il “Protocollo d’intesa sui Servizi Sociali”,
siglato da nove Comuni del Distretto Sanitario 4, di cui Cassina de’ Pecchi fa
parte.
Premessa di qualcosa di più grande?
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