E’ di questi giorni la notizia
dello sblocco dei fondi per l’edilizia scolastica. A fine Marzo, come
tutti ricorderemo, il Governo, con un decreto Legge, diede la possibilità ai
Comuni di andare in deroga al Patto di Stabilità per interventi di riqualificazione
nelle scuole o nuovi interventi. Oggi, dopo quattro mesi da quella
“promessa” che molti definirono “uno spot elettorale” del premier Matteo Renzi,
i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Con una lettera aperta agli 8000 Comuni
italiani Renzi chiese specificatamente di “indicare un edificio scolastico, il
valore dell’intervento, le modalità di finanziamento previste, la tempistica di
realizzazione” e fare conseguentemente domanda per accedere allo sblocco dei
fondi o di attingere a un nuovo contributo. Detto, fatto. Quei comuni che hanno
presentato regolare domanda, a fronte di un progetto avviato, in questi giorni
hanno ricevuto, con non poca sorpresa e soddisfazione, una risposta molto gradita.
“Radar” di Giovedi 09/07 e la “Gazzetta” di Lunedi 14/07 danno ampio risalto
alla notizia, citando gli esempi di Bussero (250000 euro); Vimodrone (quasi
50000 euro); Cologno Monzese (47000 euro); Cassano D’Adda (1.000.000 di euro);
e cosi via.
Ci sono Comuni però, come Cassina
de’ Pecchi (tanto per cambiare) rimasti a bocca asciutta, o meglio che hanno ottenuto
pochissimo. A Cassina sono arrivati solo 7000 euro (come contributo) che
è un niente rispetto alle esigenze delle scuole cittadine. Come mai? Ha pesato
l’assenza di una guida politica in paese che, ai tempi del Decreto Scuola, non
c’era e infatti, alla notizia della missiva del Governo ai comuni, ricordo che
ci fu l’iniziativa di singoli cassinesi che presero carta
e penna scrivendo di loro pugno al Premier. E’ mancata all’epoca anche la politica
locale, probabilmente frastornata dalle beghe di parte, alla vigilia di
una campagna elettorale, in ballo con candidati e candidature: chi avrebbe
impedito, ad esempio, ai partiti cassinesi di mettersi insieme, una
volta tanto, per identificare le problematiche sulla scuola e, sempre insieme,
rispondere all’appello del governo? Nessuno, probabilmente. Eppure è
andata in un altro modo.
Le cose adesso sono due: o continuiamo
a piangerci addosso e non muoviamo un dito, nella miglior tradizione
“all’italiana”, o ci mettiamo nell’ottica che i treni, come quello ormai
passato sulla scuola, al prossimo giro vanno presi al volo. Possiamo
permetterci di fare il contrario? Non credo proprio. Le scarse risorse, i
tagli, le spese impreviste, i bilanci che non quadrano (cose con le quali i
Comuni italiani sono abituati a fare i conti) devono stimolare la voglia di guardare
oltre le difficoltà. Per liberarsi dal peso di una politica stanca e di
una burocrazia soffocante, per tendere verso le opportunità che ci sono e che
vanno cavalcate, dobbiamo agire. Gli altri lo fanno, eccome. Perchè Cernusco sul
Naviglio, ad esempio, riesce a trovare i mezzi per fare gli ascensori alla
fermata di Villa Fiorita? Perché alcuni comuni tra cui Cologno Monzese riescono
a fare rete per captare possibili risorse provenienti da Expo’? Perché, sempre
Cernusco sul Naviglio, mette in piedi un info point sulle risorse e le bellezze
della martesana e noi semplicemente ci “dobbiamo accodare”?
Ai lettori l’ardua analisi e
possibilmente qualche risposta.
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