Se qualcuno in questo momento mi
chiedesse “perché ti candidi al consiglio comunale?” risponderei, senza esito
alcuno, che “voglio contribuire alla costruzione di un posto diverso”.
Un posto diverso da quello che
Cassina è stata in questi ultimi quattro anni.
Un posto
diverso da quel che si propone di fare quella stessa parte politica che ha mal
governato Cassina durante l'ultima legislatura, finita prematuramente.
Quella parte
politica, oggi mascherata dietro una finta lista civica, scrive nel
programma, tra le altre cose, che “sosterrà la famiglia naturale, fondata sul
matrimonio tra uomo e donna” e promette “bonus a nuovi nati solo per i
cittadini italiani”.
Noi siamo un'altra cosa,
per fortuna nostra e dei cassinesi. Infarcire di ideologia un programma
elettorale per un comune di 13000 abitanti non ha alcun senso. Anche perché
credo che ai cassinesi non interessi un fico secco dei tristi e retrogradi
motti del tipo “prima gli italiani!”. Insomma, una filosofia perdente.
Preoccupante che chi ha subito per primo le conseguenze catastrofiche di quella
filosofia, e cioè il centrodestra di casa nostra, non se ne sia ancora accorto.
Questo modo di agire e di porsi è un limite di una certa politica che
non coglie la necessità di stare con i piedi per terra, di stare dalla parte
dei cittadini e di affrontare i problemi quotidiani. Parlare di “famiglia
naturale” e di “bonus per i bimbi italiani” forse
farà presa sull’istinto di una società impoverita culturalmente e sulle paure
di una popolazione sempre più spaventata dalla crisi e dalle difficoltà, certo.
Ma, quegli stessi argomenti hanno poco a che vedere con l’arte del governare un
paese come Cassina de’ Pecchi. Non ci facciamo distrarre dalle posizioni
ideologiche, continuiamo a lavorare sul concreto.
Lavoro, cultura, servizi al
cittadino, spazi e luoghi di aggregazione, sicurezza, giovani…sono tutte
questioni aperte, che meritano attenzione e di quelle vogliamo parlare, di
nient’altro.
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