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venerdì 25 agosto 2017

Il fallimento di una integrazione a metà


Tra i manganelli, gli idranti, quella frase agghiacciante "spaccategli le braccia" e i sassi, le bombole del gas lanciate dalla finestra di un palazzo occupato abusivamente, io non ho dubbi: sto dalla parte degli innocenti. E gli innocenti, in questa triste storia, sono almeno due. I bambini, vittime inconsapevoli di un mondo crudele, costretti ad alzare le braccia, mettersi in fila e salire sui pullman, come in quelle vecchie immagini in bianco e nero, viste in qualche documentario, che ricordano tempi lontani e bui, tempi di dittature, regimi autoritari e diritti annientati, che mai avrei immaginato di rivedere oggi, a colori, nel 2017 a casa nostra. E i cittadini romani, sto dalla loro parte. Cittadini che subiscono la violenza e la messa a ferro e fuoco di un quartiere, vittime anche loro non della Polizia cattiva o del migrante infuriato, ma vittime di un modello di integrazione che fa acqua, che è incompleto, che non è gestito. Vittime (i romani e gli italiani tutti) di una integrazione a meta' che esulta per quel -71% di sbarchi ad Agosto, ma che poi si ritrova a non sapere che fare degli accolti e che li parcheggia per 4 anni in un casermone abbandonato. Una integrazione a metà che si riduce a sgomberare non nulla facenti, ma persone che lavoravano e che mandavano i loro figli nelle Scuole romane, senza aver pensato e organizzato prima dello sgombero una soluzione alternativa.

L'integrazione nel nostro Paese ha si eccellenti esempi riusciti, ma anche al contrario, propone esempi come quelli andati in scena ieri sera a Roma, che ci ricordano come è facile incartarsi di fronte alle migliaia di persone che vengono qua, in cerca di un riscatto di vita, che fuggono da regimi e guerre (gli eritrei sgomberati da quello stabile erano tutti rifugiati e richiedenti asilo) ma che dopo 4 anni ancora sono collocati abusivamente in un palazzo perché le Istituzioni non sono riuscite a mettere in moto percorsi alternativi per trasformare quella occupazione abusiva in qualcosa di legale, di normale, di accettabile agli occhi del mondo e di tutti gli italiani (e gli immigrati) che pagano le tasse e vivono in un cotesto dignitoso. 

La mente, mentre guardavo le immagini rimandate dai Tg, è andata immediatamente a Cassina de Pecchi. È andata a quel che noi stiamo facendo e a quel che faremo sul tema accoglienza. Mai, sul nostro suolo, avverrà quel che è avvenuto a Roma. Noi abbiamo risposto Si all'appello del Comune di Milano, abbiamo detto che siamo della partita, che siamo pronti a fare la nostra parte. E lo rimarchiamo anche oggi. Ma le condizioni devono essere chiare e semplici. Accoglieremo, faremo ciò che è nelle nostre possibilità, rispettando e facendo rispettare le leggi e la convivenza civile tra tutti. Sistemeremo in modo dignitoso le persone e le accompagneranno a una integrazione vera. Mai i parcheggi, sopratutto se abusivi, mai. Mai vedremo a Cassina uno "scontro" tra cittadini e rifugiati. Mai a Cassina assisteremo al cortocircuito andato in onda a Roma, in una serena serata d'estate spezzata dall'incapacità di una politica (sopratutto quella locale del Comune di Roma, leggendo i quotidiani odierni) che sgombera piuttosto che progettare, facendone pagare le conseguenze alle vittime incolpevoli, bambini e cittadini.

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