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martedì 1 dicembre 2015

Riqualificare il Centro significa renderlo più vivibile


Una delle prime regole che ho imparato da chi il "giornalismo" lo fa sul serio (e non come me che invece mi diletto nel farlo) è quella che, quando si e' alle prese con la scrittura di un articolo, bisogna centrare fin dalle prime battute l'argomento di cui si vuole parlare, senza girarci troppo intorno. Ecco perchè dico subito che questo pezzo nasce dalla mia esigenza personale di dire ai quattro gatti che seguono il mio blog cosa penso di quello che è stato ribattezzato da tutti il "Piano del Centro", che molto ha fatto discutere e che immagino ancora per molto farà discutere a Cassina de Pecchi. Lo dico, senza usare troppi e inutili paroloni: il Piano, cosi come io l'ho condiviso, cosi come mediato in maggioranza e cosi come presentato alla cittadinanza, va cambiato. 
Lo dico dopo che per settimane sono stato incalzato da cittadini, giornali, amici e conoscenti che volevano una mia posizione sulla questione che ha suscitato cosi tanto interesse. Lo dico perché chi ricopre un "ruolo" pubblico non si può esimere dal farlo e soprattutto lo dico dopo che alcuni miei colleghi Consiglieri Comunali lo hanno fatto, pubblicamente, nonostante ci sia in atto una discussione aperta e franca sia con chi si oppone al Piano, sia interna alla maggioranza stessa. 
Non cambiare quel Piano (e cioè non trovare una soluzione il più condivisa possibile) sarebbe innanzitutto un suicidio politico. Sarebbe un suicido per chi come noi è stato eletto dai cittadini e lo sarebbe anche per l'intero progetto politico che rappresentiamo. Non sono impazzito, ho semplicemente cambiato idea dopo le 2200 firme, ho cambiato idea dopo aver parlato con tanti cittadini preoccupati che conoscono il paese prima e più di me, ho cambiato idea dopo aver visto crescere, giorno dopo giorno, un'opposizione forte a questa ipotesi di viabilità. 
Per redigere questo Piano siamo partiti (e qui uso volontariamente il plurale) da un'idea precisa di paese che vogliamo e che vorremmo per Cassina de Pecchi. Un'idea che non nasce oggi ma che viene da lontano: favorire la mobilità alternativa all'utilizzo del mezzo privato non nasce con l'Amministrazione Mandelli, ma è cosa consolidata in molte realtà, soprattutto fuori dai confini nazionali. Ci sono città nel nord Europa e nel resto del mondo che si sono sviluppate su un concetto semplice, per niente astratto e attualissimo, quello di favorire gli spostamenti in bicicletta o a piedi, prima di quelli con l'automobile privata. Una politica di sviluppo urbanistico che favorisce i percorsi ciclo pedonali è innovativa e all'avanguardia, lo è e lo è stato un po meno in Italia, dove abbiamo invece seguito e incentivato altri obiettivi. A Cassina le piste ciclabili non se le è inventate Cassina Domani, sono una realtà (a tratti frammentaria) inserite bene nel contesto urbano, che hanno una loro logica e che, nella maggior parte dei casi, sono utilizzate dai cassinesi. Le piste ciclabili sono ramificate su tante e importanti arterie stradali di Cassina, sempre affiancate e integrate alla realtà che quelle arterie condividono con gli attraversamenti automobilistici. Questo è un primo importante aspetto di cui tener conto: non si è visto, fino ad ora a Cassina un piano di una ciclabile che impedisce di fatto il passaggio delle auto, laddove questo stesso passaggio è reputato irrinunciabile. Un passaggio reputato irrinunciabile non solo dai commercianti e dai residenti della zona, ma da tutti quelli che utilizzano quella strada per raggiungere il solo mezzo pubblico che ci collega con la Città, la Metropolitana. Questo è il secondo aspetto che dobbiamo tener presente quando parliamo del Piano del Centro: fare un senso unico verso nord sull'asse Matteotti/Papa Giovanni XXIII e di conseguenza impedire il passaggio verso sud con una pista ciclabile di fatto crea un disagio non indifferente e lo crea perché il raggiungimento della zona sud del paese sarebbe dirottato principalmente su due strade già oggi problematiche e densamente congestionate, Via Donatori del Sangue e Via Vittorio Veneto-Colombirolo. 
La logica dice questo e su questo già l'Amministrazione Comunale sta lavorando, prevedendo (e realizzando) una rotatoria al Ponte del Colombirolo e prevedendo una nuova strada parallela alla Via Roma, due interventi tra l'altro utili al di la della previsione di nuova viabilità in centro. 
Il disagio a chi il centro lo vive e a chi in centro ci vive, non può essere banalizzato. Non possiamo permetterci di nascondere sotto il tappeto la reazione di chi, a prescindere dal credo politico, si è schierato contro questo piano. E sono tanti, lo sappiamo. Tanti mossi fondamentalmente da un sentimento di paura. Paura per le conseguenze che la nuova viabilità potrebbe avere sulla propria attività lavorativa, paura per i disagi sugli spostamenti, paura del nuovo. Si perché c'è anche questo. Il nuovo fa paura, quasi sempre. Forse, più che di avversità al Piano, dovremmo parlare di una comunità, la nostra cassinese, non ancora pronta per un cambiamento che comunque lo si guardi e seppur mosso da sani e augurabili principi, incute timore. Cosa deve fare la politica, qual è il ruolo di chi amministra di fronte a un sentimento di contrarietà e di paura? Be, penso che non ci siano molte alternative, se non quella di prenderne atto, fare un passo indietro e gettare le basi per preparare la cittadinanza a un cambiamento cosi radicale. Non siamo ancora pronti a stravolgere le nostre abitudini in nome di un progetto che ha delle finalità oggettivamente di buon senso? Non siamo disposti a mettere a rischio il lavoro e la comodità per dare il via a una scommessa e a una idea nuova di viabilità? Se cosi è, fermiamoci (lo dico a noi amministratori). Fermiamoci, congeliamo questo progetto e proviamo a ragionare al contrario. Ad esempio facendo ciò che ci chiede la cittadinanza a cominciare da una vera riqualificazione del Centro, dei portici, della Piazza della Metropolitana, del verde, delle strade e dei marcialiedi, dell'illuminazione pubblica. Ecco, forse a quel punto, una volta riqualificato il centro, diventerà anche più gradevole viverlo fino in fondo.

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